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Come sempre, il cambiamento a lungo termine è una battaglia in salita

16.01.2020

LOGBOOK 6 #FIUMEDELLEPERLE

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Sono tre giorni che navighiamo sul fiume delle Perle. Questa barca, questo reperto storico, pur essendo di piccole dimensioni, è così malconcia e il legno così zuppo di acqua che pesa una tonnellata. Quando l’acqua supera le caviglie, cioè ogni tre quarti d’ora, ci dobbiamo fermare e con un contenitore svuotarla. Ieri ho eseguito un piccolo lavoro di manutenzione riempiendo le fessure tra un asse e l’altro dello scafo con del tessuto, e al momento pare che questo aiuti ad evitare all’acqua di passare attraverso. In tutto questo, però non posso ignorare il fatto che la barca ci permette di camuffarci tra i pescatori locali, cosa che consideriamo un grande vantaggio. Non so bene per quale ragione, ma preferisco non dare troppo nell’occhio. 

Il peso della barca rende la navigazione lenta, molto lenta, un patimento. La lentezza rappresenta alle volte anche un pericolo perché con con tutto il traffico di navi che incontriamo bisogna essere piuttosto rapidi a cambiare rotta ed evitare collisioni. Se qualche giorno fa l’idea di navigare tra queste grandi imbarcazioni ci faceva paura e tentavamo a rimanere il più possibile vicino alla riva, ora ci spostiamo con più frequenza in mezzo al fiume per intercettare la corrente più forte. 

Dopo l’arrivo di ieri sera Folco ha cominciato a lamentare dolore alla schiena e prima di arrivare in hotel era completamente bloccato e costretto a mantenere il busto piegato in avanti con un angolo di 90 gradi. Non è un bello spettacolo e posso solo lontanamente immaginare il dolore che prova. Più tardi si è messo nelle mani di un chiropratico e un’ora dopo l’ho visto tornare con un sorriso disteso, sembrava rinato. Nonostante ciò, ha deciso di prendersi qualche giorno di riposo. Io spero torni presto a bordo perché le giornate con lui sono divertenti. Quindi nei prossimi giorni di navigazione sarò da solo

L’area attraverso la quale scorre il fiume è prevalentemente pianeggiante, con ampie campagne su cui cresce un po’ di tutto e, di tanto in tanto, qualche centro abitato. Alcuni sono piccoli villaggi, altri sono città da milioni di abitanti i cui grattacieli si vedono da molto, molto lontano.

Ci sono due cose a cui devo ancora fare l’abitudine. La prima è il cielo lattiginoso, che la mattina può essere scambiato per bruma, ma che a mezzogiorno ha ancora il colore bianchiccio del latte annacquato. La seconda è che, diversamente da quanto capitava in India dove molte attività quotidiane erano svolte lungo il fiume, qui esclusi i pescatori e le grandi navi che trasportano cemento e sabbia, il fiume delle Perle è deserto. Fornisce un servizio di collegamento commerciale o un prodotto. Il fiume non è più dell’uomo, ma è al servizio dell’economia. Entrambe le cose, il cielo bianchiccio e il fiume deserto, sono gli effetti collaterali della rapida urbanizzazione e della crescita industriale che riempie il cielo e svuota il fiume. 

Relativamente alla plastica, al momento ne abbiamo incontrata meno di quanta prevedessimo e questo non può essere un caso. Dove vanno a finire tutti i rifiuti che la Cina notoriamente produce?

 - 10 Rivers 1 Ocean
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