Numeri e ricordi sulla plastica nel Gange

02.01.2021

#Voci dall’India

Voce successiva

Ricordo ancora il giorno in cui ho portato Alex nel luogo chiamato Manikarnika Ghat, a Varanasi. Secondo la mitologia indù, questa è la città più antica del mondo e Manikarnika Ghat è il luogo in cui risiede il dio Shiva.

Secondo la nostra credenza religiosa, le ceneri dei cremati devono essere sparse sull’acqua del Gange e il fuoco di Manikarnika rappresenta il fuoco eterno di questo universo, che non smette mai di bruciare, proprio come il sole. È il punto di congiunzione tra la vita presente e l’aldilà e il Gange gioca un ruolo importante perché collega l’anima defunta con la vita eterna.

Ogni giorno circa 80-100 corpi vengono a Manikarnika per essere cremati assieme ai loro resti materiali, costituiti da bastoncini di incenso, fiori, ornamenti e tutti sono avvolti in plastica. Dopo la cerimonia di cremazione, tutti gli avanzi vengono gettati nel fiume con la convinzione che raggiungeranno il paradiso insieme all’anima.

I riti funebri non sono i soli che contaminano le acque del nostro fiume sacro, che rappresenta l’unica fonte d’acqua per 400 milioni di persone che si trovano sotto la soglia di povertà. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite infatti, dei 5,6 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica generati ogni anno in India, il Gange ne trasporta fino all’oceano circa 73000 tonnellate e sebbene siano stati implementanti metodi per vietare la plastica monouso, il nostro paese sta ancora lottando per gestire questo problema.

Nessun dio può salvarci finché non ci rendiamo conto di quello che stiamo facendo. È per noi tempo di agire. È tempo per gridare, con convinzione, che il momento è adesso.

 - 10 Rivers 1 Ocean
Scritto da
Kunal Chowdhury

Kunal Chowdhury (aka Totem) è un regista freelancer, scrittore, line producer, editor e copy writer. Vive tra Calcutta e Bombay.

Condividi